La storia di Emilio Materassi

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Uno dei mugellani più celebri è Emilio Materassi, l'autista di pullman che terrorizzava i passeggeri andando a folle velocità, diventato pilota per davvero e morte correndo a Monza nel 1928.

C'è una curva all'Autodromo del Mugello chiamata Curva Materassi. Breve, staccata e ardita. Il suo nome viene da Emilio Materassi, uno spericolato autista di pullman mugellano con la passione per le corse.

Materassi nasce nel 1894 a Borgo San Lorenzo, e i suoi genitori non hanno nulla a che fare con i motori. Hanno una bottega di cordami ed è lì che il nostro uomo comincia a lavorare come garzone. Ma il suo talento è altrove: diventa presto meccanico ciclista, passando poi alle moto e infine alle rare automobili. La svolta arriva nel 1919, quando viene assunto come autista di autobus presso la SITA e si trasferisce a Firenze. Qui conosce i personaggi più popolari dell'automobilismo fiorentino, come Brilli-Peri e i conti Masetti, ma anche i fratelli bolognesi Ernesto e Alfieri Maserati.

È proprio con l'aiuto dei suoi amici piloti che Materassi esordisce nelle corse. lo stesso anno alla Coppa della Consuma. a bordo di un'Isotta Fraschini prestatagli probabilmente da Maserati. L'esordio è promettente: Materassi arriva terzo nella classe fino a 5000 cc nonostante la rottura di una gomma. Purtroppo, però, il giovane autista di autobus e pilota in erba non ha abbastanza soldi per gareggiare in modo assiduo. Si sfoga quindi con il suo pullman, percorrendo a tutta birra le strade mugellane, tortuose e dissestate, tanto da terrorizzare i suoi passeggeri e guadagnarsi ben presto il licenziamento.

In un modo o nell'altro, Materassi continua a correre grazie ad amici e piloti che gli prestano le vetture. Il primo successo arriva nel 1920, sempre alla Coppa della Consuma, al volante di una Fiat 20-30 HP. Poi, l'anno dopo, la seconda svolta. Materassi viene ingaggiato dalla casa torinese Itala per la quale diventa anche concessionario a Firenze. Ma non è del tutto soddisfatto: le automobili ufficiali non sono abbastanza potenti per i suoi gusti, così decide di modificare una Itala 55 con un motore d'aereo Hispano-Suiza. Ed ecco "Italona", chiamata così dallo stesso Materassi per le sue dimensioni, schierata sulla Parma-Poggio di Berceto nel 1924 e subito competitiva, al secondo posto assoluto alle spalle dell'Alfa Romeo.

Ormai Materassi non si ferma più. Entra nel team ufficiale della Bugatti, con cui vince il Gran Premio di Tripoli e la Targa Florio. Continua a correre, diventa campione italiano sui circuiti del Savio e di Montenero. Raggiunge una buona posizione sociale, si sposa con Norma Parolai e diventa padre di due figlie. Decide anche di dare vita a una propria scuderia acquistando quattro Talbot e mettendole a punto per migliorarne i difetti. Il tutto in pochi anni. Purtroppo, anche la sua ultima corsa si avvicina velocemente.

Il 9 settembre 1928, presso il circuito di Monza, tentando di sorpassare Giulio Foresti al 17° giro, la Talbot Darracq 700 di Materassi sbanda senza apparente motivo. Perso il controllo, la vettura urta un muretto e piomba sugli spettatori a 200 km/h. Il bilancio è grave: 22 morti fra gli spettatori e 40 feriti. Emilio Materassi è sbalzato fuori dalla vettura e vola fra il pubblico. Si rialzerà, si dice, solo per pochi istanti: parlerà con le persone, per poi cadere al suolo stroncato da un'emorragia cerebrale a soli 34 anni.

Oggi Materassi è ricordato da una statua posta a San Piero a Sieve, presso il bivio delle Mozzette, realizzata dallo scultore Mario Ferretti. E ovviamente, dalla curva dell'Autodromo del Mugello che porta il suo nome.