La scommessa di Giuseppe Campari

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La corsa del Mugello del 1929 si conclude con una querelle: Campari lancia una scommessa per la gara successiva, ma il circuito viene nuovamente soppresso.

Sono diversi gli episodi che punteggiano la storia del circuito del Mugello. Fra questi, la querelle con cui si conclude l'edizione del 1929. A questa data, il circuito stradale è stato ripristinato da nove anni dopo lo stop imposto dalla prima guerra mondiale. Piloti e organizzatori ancora non sanno che quella del 1929 sarà l'ultima gara a disputarsi qui prima di un secondo, lunghissimo, stop. E la gara, si conclude con i fuochi d'artificio di un'aspra polemica.

A scatenare gli animi è Giovanni Canestrini, giornalista della Gazzetta dello Sport. Dalle pagine del giornale, Canestrini lancia uno strale contro i piloti dell'Alfa Romeo. Se la loro disfatta del 1928 era stata determinata da lacune tecniche nelle vetture, sulla gara del 1929 non ci sono dubbi: la causa della sconfitta è lo scarso impegno dei piloti. L'accusa è rivolta in particolar modo al leader Alfa, Giuseppe Campari. Punto sul vivo, lo stesso Campari risponde con una lettera pubblicata sulla Gazzetta in cui scarica la colpa su Clemente Biondetti il quale, a suo dire, avrebbe impedito il sorpasso per ben quattro giri.

Campari propone quindi di ripetere la gara, e non solo: scommette ben 5000 lire che abbasserà il record sul giro di ben 5 minuti. La sfida viene raccolta da Gastone Brilli-Peri che rilancia, dichiarando di essere capace di battere Campari con la stessa vettura non solo al Mugello ma anche su qualsiasi altro circuito.

Ma la sfida finisce nel nulla, perché dopo la "gara della discordia" del 1929 il regime fascista dirotta le competizioni toscane sul circuito di Montenero, sponsorizzato da Costanzo e Galeazzo Ciano. Gli stessi provvedono così a eliminare sia il circuito del Mugello sia la Coppa della Consuma, in quanto concorrenti al tracciato livornese. Della scommessa non se ne fa nulla, e al Mugello si tornerà a correre soltanto nel 1955.