Quei "rottami di valore" che trasformarono San Martino in Rio

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Nel 1956 Domenico Gentili trasferisce a San Martino in Rio la sua "collezione di rottami": vecchie vetture destinate a diventare una raccolta storica.

Fino al 1956, il tranquillo paesino di San Martino in Rio non ha nulla da spartire con i motori né con il collezionismo. Sono le vicissitudini della vita a portare qui una raccolta di auto d'epoca e parti di carrozzeria destinate a diventare il primo nucleo dello storico Museo dell'Automobile. Tutto comincia con la passione per il collezionismo del bolognese Domenico Gentili, allora poco più che ventenne. Gentili gira l'Italia, raccoglie i suoi "rottami" e li porta a casa. Più precisamente, nei cortili e sotto le tettoie della sua ditta, il saponificio Panigal di Borgo Panigale, alle porte di Bologna.

Nel 1956 la sua collezione amatoriale diventa troppo grande per gli spazi della ditta e gli vengono in aiuto due persone. Giulio Campari, il titolare della Campari & C. legata alla Panigal da un contratto per la fornitura di grasso animale, offre a Gentili i suoi spazi. L'amico Emilio Storchi Fermi, detto "Barighin", gli offre la sua collaborazione per ampliare la raccolta.

Le auto d'epoca di Gentili iniziano ad arrivare a San Martino in Rio. Sono vetture e carrozzerie degli anni '20 e '30, con targhe che riportano il nome di città lontane come Napoli, Palermo, Lecce, Siracusa. A volte sono davvero rottami, altre volte sono esemplari leggendari. Uno fra tutti, acquistato da "Barighin", la Auto Avio 815: la prima automobile costruita da Enzo Ferrari a Modena.

San Martino in Rio diventa così in poco tempo un importante centro di collezionismo. E la raccolta, sparpagliata su più locali, riesce a farsi più strutturata grazie a cessioni e scambi con altri collezionisti. Sono i primi passi verso una vera e propria istituzione: lo storico Museo dell'Automobile, tutt'oggi esistente.