Museo Taruffi Bagnoregio

interno museo taruffi

A Bagnoregio ha sede il Museo Taruffi che dal 2002, grazie all’Amministrazione Comunale, occupa l’intero stabile dell’ex mattatoio appositamente restaurato per ospitare la collezione di auto e moto di grande interesse storico con un percorso di visita che testimonia il progresso tecnico scientifico in campo motoristico nell’ultimo secolo.

 

 

A Bagnoregio ha sede il Museo Taruffi che dal 2002, grazie all’Amministrazione Comunale, occupa l’intero stabile dell’ex mattatoio appositamente restaurato per ospitare la collezione di auto e moto di grande interesse storico con un percorso di visita che testimonia il progresso tecnico scientifico in campo motoristico nell’ultimo secolo.

 

Il fiore all’occhiello dell’esposizione museale è la mostra permanente dal titolo: “Il Bisiluro ai raggi X – Anatomia di un bolide” nella quale sono esposte una parte delle circa cinquecento tavole progettuali realizzate dai disegnatori di Piero Taruffi e alcune personalmente corrette a mano dall’Ingegnere, pilota automobilistico, motociclistico e progettista padre dei segreti tecnici di questo straordinario mezzo da record ancora oggi avveniristico e di grandissima attualità.

 

L’Ingegner Piero Taruffi, una delle figure più versatili dello sport motoristico italiano, già negli ultimi anni ’30 aveva collaborato alla realizzazione di due popolari moto come la Rondine della C.N.A. e la Gilera con le quali conquistò numerosi primati, si aggiudicò numerosi brevetti tra cui il compressore botto seguìto, durante gli anni della guerra, da una teleferica a fune unica, portante e traente.

 

Nel novembre del 1943 fu poi la volta di un cambio per bicicletta, il primo a portare il nome di Tarf che dieci anni dopo diventerà il bisiluro nome con il quale è universalmente conosciuta l’auto da record che si basava su due telai in tubi d’acciaio “vestiti con due gocce” di alluminio molto allungate che richiamavano la forma di due siluri fra loro uniti da tubi ricoperti da due sottili profili alari:

 

I due tralicci erano rispettivamente destinati ad accogliere da una parte pilota, comandi strumenti e serbatoi e dall’altra il motore, un 4 cilindri Gilera da 350 cc in grado di erogare 40 cv a 11.500 giri al minuto e relativa trasmissione; il tutto per un peso a secco di soli 300 kg.  La sezione frontale dei due siluri risultò complessivamente ridotta rispetto a quella di una qualsiasi altra auto con il vantaggio evidente di una maggiore penetrazione aerodinamica e la possibilità di raggiungere, a parità di potenza installata, una velocità di punta superiore a quella di un’auto con pari motorizzazione. L’auto a fine novembre 1948, stabilì 6 nuovi record sulla distanza.

 

Nel 1951 venne realizzata la seconda versione del Tarf che differiva per l’eliminazione della pinna del siluro contenente il motore, per la presenza del radiatore che interrompeva la linea frontale del siluro e per l’installazione di un propulsore, sempre Gilera, ma da 500 cc derivato dalla moto da record Rondine.

L’auto, sempre condotta da Taruffi, nel 1952 batté – sul non ottimale tracciato della via Appia – il primato dell’ora nonché quelli sui 50 e 100 chilometri e sulle 50 e 100 miglia. Nel 1954 superò, a Monthlery, il muro dei 200 km/h e migliorò nel 1957 i precedenti record utilizzando, questa volta sul circuito di Monza, alcuni particolari tra cui l’eliminazione della pinna sul fuso di destra che conteneva il motore e la presenza del radiatore che tagliava la punta del fuso.

 

Un’ apposita sezione del Museo Taruffi è poi dedicata al cinema ed in particolare al film “La Strada”, girato a Bagnoregio da Federico Fellini con l’esposizione della copia del motocarro di Zampanò e dei vestiti indossati dagli sposi nella scena del matrimonio rurale. Il Museo da sempre si occupa dei film girati nella Tuscia e, in modo particolare, di quelli che hanno le auto e le moto al centro delle loro storie che non sono pochi potendo annoverare anche capolavori come “I Vitelloni” sempre di Fellini ed “Il Vigile” con Alberto Sordi.

 

Altre particolari sezioni sono dedicate alle radio d’epoca, alle sculture realizzate con pezzi meccanici ed ai quadri che annualmente artisti di chiara fama donano al Museo.

 

L’attività museale è stata inoltre caratterizzata negli anni dall’organizzazione di mostre tematiche e convegni di grande risonanza come le numerose iniziative realizzate in occasione del Centenario della nascita di Piero Taruffi che hanno spaziato da una mostra biografica itinerante a quella intitolata “Guglielmo Marconi e Piero Taruffi: due geni italiani tra valvole e motori”.

 

Una particolare sezione espositiva è dedicata all’Ingegner Francesco De Virgilio, che fu socio onorario dell’Associazione Taruffi, progettista del primo motore sei cilindri a V che equipaggiava le Lancia Aurelia.

 

Il Garage Taruffi ha una superficie espositiva di circa cinquecento metri quadrati, inaugurata nel 2008, destinata ad ospitare mostre tematiche ed eventi temporanei dove attualmente sono esposte le microcar che costituiscono una delle maggiori attrazioni del Museo Taruffi. A partire dall’ Isetta, capostipite delle macchinette, stadio intermedio tra una motoretta ed un’auto, nata nel dopoguerra, vettura italiana punto di riferimento per il suo design d’autore e per le sue soluzioni funzionali.

 

Di Piero Taruffi che dopo la Carrera Panamericana nel 1951 e la Targa Florio nel 1952, vinse l'ultima edizione della Mille Miglia nel 1957 funestata dalla tragedia di Guidizzolo, ritirandosi dalle corse dopo quella vittoria a cinquant'anni, oltre l’attività ingegneristica è importante sottolineare l’opera divulgativa.

 

Nel 1953 scrisse il libro "Tecnica e pratica della guida automobilistica da corsa” e a partire dal 1962 diede inizio a un'intensa attività giornalistica, quale tester e commentatore tecnico d'eccezione per il periodico L'Automobile, organo di stampa ufficiale dell'Automobile Club d'Italia, mantenendo l'incarico fino agli anni '70.

 

Nell'ottobre del 2006 è stato dedicato a Taruffi l'Autodromo di Vallelunga, da lui progettato nel 1950.