Piaggio e l'alluvione del 1966

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Lo stabilimento Piaggio viene colpito dall'alluvione del 1966 e rimesso in sesto grazie al lavoro congiunto di operai e dirigenti, fino a quel momento divisi da un periodo di scioperi.

4 novembre 1966. La data è nella mente di tutti, così come le immagini di Firenze sommersa dall'Arno che quello stesso giorno rompe gli argini. Anche il resto della Toscana risente dell'alluvione, specialmente le località lungo il corso del fiume. Fra queste, Pontedera, sede di Piaggio.

La città, infatti, viene invasa dalle acque del fiume Era, affluente dell'Arno, che non risparmia neanche il famoso stabilimento della Vespa. I lavoratori che si trovano in sede, con l'aiuto di altri dipendenti accorsi sul luogo, cercano di tamponare i locali del pianoterra con sacchi di sabbia. Sono anni di scioperi e agitazioni sociali, ma l'urgenza di salvare la propria fabbrica si fa subito sentire.

Molti lavoratori rimangono bloccati dentro tutta notte, guardando il fiume circondare lo stabilimento, portare con sé automobili, oggetti e tronchi fino a entrare nei locali. Al mattino, la città e la fabbrica sono sommerse. Si lavora giorno e notte con l'idrovora per svuotare gli uffici e i reparti danneggiati. Sono gli stessi dipendenti a rimboccarsi le maniche per primi, ma non solo: fra di loro c'è anche Umberto Agnelli.

Agnelli è arrivato alla direzione un anno prima, nell'ottobre 1965, dopo la morte di Enrico Piaggio. E nei giorni dell'alluvione è lì, gomito a gomito con i suoi collaboratori, con gli stessi stivali di gomma ai piedi, a spalare il fango per fare ripartire la produzione. Come si suol dire, l'acqua ha livellato i ruoli: non ci sono più dirigenti e operai, padroni e lavoratori, così duramente contrapposti durante il periodo di scioperi. Nei giorni dell'alluvione, ciò che si vede sono solo persone che affrontano la stessa emergenza uniti, dimostrando un sentito attaccamento al proprio lavoro e all'azienda.